La casa stamattina è avvolta dal silenzio, si sente il profumo del pane tostato e i primi rumori delle macchine che passano sotto la finestra. Sono le prime avvisaglie della vita che riparte ogni mattina, dentro e fuori dalle case, con i suoi ritmi e le sue abitudini.
Guardo questa strada da 40 anni, e più passano i mesi e più invecchia insieme a me, così come l’intonaco delle case, le persiane ormai scolorite, le donne che mi abitano accanto e di cui riconosco la voce anche a occhi chiusi, mentre chiacchierano in un dialetto fitto che ormai sento parlare sempre più raramente ma che ancora capisco.
Hanno un loro rituale ogni giorno sempre uguale, lasciano il segno dei passi sulla strada polverosa nel tragitto da un portone all’altro, spazzano e lavano il marciapiede ogni pomeriggio e girano per le case con la testa adorna di vecchi bigodini colorati.
Poi penso che in questa strada, in questo vecchio rituale manca qualcuno, come in tutte le strade del mondo, c’è un vuoto grande come una voragine, un buco che cerchi di evitare per non caderci dentro e per non cedere alla malinconia.
Stamattina mentre rimetto in ordine la casa mi fermo a pensare che quel posto vuoto l’ho preso io, quegli occhi verdi dietro un vetro oggi sono i miei e che un domani sarò anche io una mancanza, spero una enorme voragine ma non troppo difficile da superare.
Ogni portone nasconde una storia, spesso banale per molti ma importante per chi ha avuto la fortuna di viverla, fatta di mille insignificanti particolari che restano impressi nei ricordi come una treccia di capelli neri chiusa in uno chignon. Ogni volta che passi davanti a quel portone, il cuore perde un battito e poi si riprende ma spesso nessuno se ne accorge.
Non ci sono giornate migliori di altre per ricordare, per celebrare, ogni giorno può essere quello giusto.
Questo normale venerdì di febbraio è diventato il giorno perfetto per ricordare, per ringraziare i nonni della nostra famiglia, quella nuova e quella di appartenenza, che da semplice triangolo ci hanno trasformato in un cerchio perfetto.
Celebrare quelli conosciuti e quelli mancati per un soffio, ricordandoli spesso e raccontando le loro storie. Quelli che sono andati via da poco tempo, che ci riempiono il cuore di nostalgia e quelli che purtroppo sono un vecchio ma caro ricordo. Quelli che hanno ancora una porta alla quale bussare portando un sorriso sul viso, amore incondizionato nel cuore e una torta speciale tra le mani.
Questa classica torta della nonna sarebbe stato il dolce perfetto per tutti, dopo il pranzo della domenica sorseggiando il caffè.
La torta della nonna
Ingredienti
- 400 g farina 00
- 200 g burro a pezzetti
- 4 tuorli
- 160 g zucchero a velo
- 1 cucchiaio estratto di vaniglia
- 1 pizzico sale
- 1 tazza pinoli
- Per la crema pasticcera
- 500 ml Latte intero
- 5 tuorli
- 40 g Maizena
- 120 g zucchero
- 1 cucchiaio estratto di vaniglia
Istruzioni
- Mescolare il burro a pezzetti e la farina con le dita, fino a ottenere un composto sabbioso.
- Dentro una ciotola bella capiente mettere il composto a fontana, sbattere insieme i tuorli, lo zucchero, il sale e la vaniglia e mettere tutto al centro della farina.
- Prendere la farina e unirla poco per volta all'impasto ma senza lavorarlo troppo. formare una palla, coprirla con la pellicola e lasciarla riposare almeno un'ora in frigo.
- Stendere due dischi di pasta frolla e con uno rivestire la base di uno stampo da crostata. Mettere al centro la crema pasticcera ben fredda e chiudere con l' altro strato di pasta frolla. Ricoprire con pinoli e infornare a 180° per circa 30/40 minuti. Lasciar raffreddare e cospargere di zucchero a velo.
- Per la crema: Portare a ebollizione il latte con l’estratto di vaniglia.
- Lavorare i tuorli con lo zucchero, aggiungere la maizena e il latte filtrato.
- Cuocere la crema a fuoco medio, mescolando con una frusta fino a quando non avrà raggiunto la consistenza desiderata.
- Coprire con la pellicola e raffreddare velocemente.
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