Da piccola abitavo in un mini condominio e avevo come vicine di casa, alcune bambine della mia stessa età. Le più moderne, viste con gli occhi dei favolosi anni 80′, durante l’estate trascorrevano qualche settimana in un Kinderheim vicino ad Asiago. Io ero affascinata da questo luogo distante e sconosciuto, dove si giocava e ci si divertiva per settimane, lontane da casa e dai genitori.
Questa sana invidia è durata fino all’estate dei miei nove anni, quando sono stata invitata ad unirmi al gruppo vacanze. Un valigia da preparare, una lista lunghissima di cose da portare con sè e tutta la biancheria segnata con le proprie iniziali, per non confonderla con quella degli altri bambini.
Ricordo pochissimo di quella esperienza. Ricordo un temporale tremendo, con lampi che illuminavano a giorno le camere dove dormivamo, il lungo corridoio del dormitorio affacciato su un grande giardino. Ricordo una passeggiata nel bosco e ricordo una delle responsabili della struttura che suonava l’arpa magnificamente e che mi ha fatto innamorare di questo strumento. Poi non ricordo più nulla, perchè ho resistito solo pochi giorni e poi la nostalgia ha vinto su tutto e mi ha fatto chiamare casa, implorando i miei moderni genitori di venire a riprendermi. Credo sia stata la Sindrome da sconforto di Heidi, strappata dal verde delle montagne e condotta nella grande casa di Clara, ma senza la spina nel fianco della signorina Rottermeier, come aggravante.
Qualche anno dopo mi sono superata, ripetendo esattamente lo stesso schema con le stesse amiche, ma in un contesto ancora più frivolo, un campeggio sul mare a 300 chilometri da casa, di cui ricordo solo le zanzare, i bungalow di legno e le docce con le monete. Credo di aver resistito qualche giorno in più, solo per la vergogna di ammettere la sconfitta. Fosse accaduto oggi, con uno smartphone a portata di mano, avrei lanciato messaggi strazianti su facebook, taggato gattini con gli occhi lacrimosi e spammato la bacheca di mia mamma. All’epoca potevo piagnucolare solo il tempo di un gettone e fare leva sul rimorso materno.
E mentre scrivevo questo post, ho chiesto conferma di tempi e date, proprio a lei, la mia memoria storica. E dopo aver riso ricordando questi e altri episodi, lei ha concluso la telefonata, sentenziando che io sono stata la bambina più cattiva che abbia mai visto in vita sua. Avrei potuto controbattere che ne conosco un paio, al cui confronto, sono stata davvero una dilettante e che, purtroppo per me, se il sangue non è acqua, la più cattiva deve ancora arrivare.
Questi Muffin allo yogurt e vaniglia, così leggeri e delicati sono per la bambina sui monti, per l’adulta di oggi, e per tutti quelli che ancora hanno nostalgia di qualcosa. Di un tempo che è volato via, delle amiche perse per strada o solo di un momento.
- 60 g Burro
- 200 g Farina
- 60 g zucchero muscovado
- 200 g yogurt greco
- ½ tazza Latte intero
- 1 Uovo
- 2 cucchiaini lievito per dolci
- ½ cucchiaino bicarbonato
- 2 cucchiai Estratto di vaniglia
- ½ Limone, spremuto
- In una ciotola mescolare insieme la farina, il lievito, il bicarbonato e lo zucchero. Mettere il burro fuso in un recipiente e mescolarlo con la vaniglia, lo yogurt, l'uovo e il limone. Amalgamare bene e unire gli ingredienti secchi. Girare con un cucchiaio di legno ma senza mescolare troppo. Riempire i pirottini per ¾ e cuocere in forno caldo a 180° per 20 minuti. Conservare coperti o in una scatola.
anna says
zucchero muscovado ?? di che si tratta?
laura says
Leggere i tuoi post è sempre bellissimo, sono da assaporare lentamente come questi deliziosi muffin! Le foto sono stupende come sempre e mi sa che saccheggerò presto il negozio on-line di Rasenti, quella alzata deve essere mia!! :-)) Veramente vorrei tutto ma incomincio ad avere seri problemi di spazio!! 😉 un bacione
Vera says
grazie Laura sei sempre gentilissima. Loro hanno delle cose meravigliose, se ti serve qualcosa, ti aiuto io a scegliere:)
Vera says
Ciao Anna
è uno zucchero di canna non raffinato e lo si può trovare nei negozio Bio
samaf says
ciao! bravissima e che meraviglia! ti va di partecipare con questa ricetta al mio contest
http://dolcizie.blogspot.it/2012/04/lalbero-goloso-una-dolce-raccolta.html
Samaf
paola says
Che bel racconto! Ho una cugina che faceva esattamente come te : D
per me invece ogni occasione era buona x esplorare nuovi lidi e compagnie! Comunque ero im cerca di una ricetta dolce con yogurt e farò questa 🙂
Baci
Veru says
Mi incanto sempre di più, bellissimo il servizio, stupendo… io ho iniziato precocemente ad essere mandata in vacanza “scomoda” e se mi lamentavo la risposta era “che fai cedi? Se inizi adesso a cedere che farai dopo?” e via con una lunga serie di piagnistei dei quali, oggi, sono grata perchè se non fosse stata per quelle lamentele non assecondata oggi non sarei così (forse! :D).
Vera says
Mi piace però scoprire com’eravamo da bambini, ognuno con le sue differenze.
Vera says
Poi mi dici se ti piacciono
la signorina pici e castagne says
vera! ma è magnifico il tuo nuovo servizio.. così delicato, incantevole davvero!
ma il tuo racconto è stato esilarante!! mi hai fatto morire dalle risate.. ahah… io al contrari osono sempre stata una “indipendente”, se c’ era aria di partenza ero la prima a preparare lo zainetto, e se andavo in vacanza coi miei passavo l’ intera vacanza ad “esplorare” dintorni, mete (per me) lontane.. però mi hai fatto troppo ridere con le lamentele che duravano il tempo di un gettone… che ricordi…. un bacione tesoro!!!!
Vera says
rido anche io a ricordare questi episodi, che tenerezza però. Il servizio è di una bellezza incredibile, non sono riuscita a fotografare anche la biscottiera ma è la fine del mondo.