Ci sono ricette che scopri per caso, che fanno parte della tradizione di famiglia e che tu fino ad oggi hai ignorato. Qualche giorno fa mi è capitato di pranzare a casa di mia madre. Un ottimo arrosto accompagnato da verdure, tra le quali anche dei semplici cavolfiori lessi. Li abbiamo mangiati senza fiatare ma ad essere sinceri erano veramente pessimi e senza sapore. Data la bontà ne sono avanzati per un reggimento e quindi visto che in cucina non si butta niente, la versione servita a cena è stata riveduta e corretta. Li ho messi in forno con abbondante besciamella e formaggio piccante e ad essere sincera erano deliziosi.
Mentre commentavamo la differenza tra le due versioni mio babbo sorridendo esclama:” certo che i cavolfiori come li faceva mio padre erano un ‘altra cosa”.
Come? Mio nonno sapeva cucinare e io lo scopro solo adesso? E’ bastata una semplice frase per iniziare un viaggio nel passato con destinazione la fine degli anni ’40. Mio nonno paterno era un finanziere. Un finanziere nell’anima. Uno di quelli che non avrebbe infranto un regolamento anche se si fosse trattato di piegare un tovagliolo in orizzontale anzichè in verticale.
Durante l’addestramento in caserma, a turno, finivano a fare servizio in cucina e di conseguenza imparavano anche a cucinare. Il piatto forte di mio nonno erano gli spaghetti alla finanziera, un sugo di pomodoro semplicissimo ma talmente saporito da rimanere nei ricordi ancora dopo 60 anni. Insieme ai cavolfiori con salsiccia e olive. Il nome di questo piatto di spaghetti mi piaceva così tanto che l’ho rubato per la ricetta dei cavolfiori che abbiamo ricostruito seguendo i ricordi di mio padre bambino che scorrazzava per le vie di Sant’Antioco al termine della guerra.
E’ un piatto semplice, che si accorda perfettamente con quegli anni. In questo giorno in cui piove incessantemente, aprire la porta di casa e sentire il profumo di questo piatto così antico ti scalda l’anima e se chiudo gli occhi posso immaginare quelle strade, mio nonno in divisa e mia nonna che stringe tra le dita una rosa.
- 1 salsiccia
- 1 cavolfiore
- ½ barattolo di olive
- 1 cipolla grande
- 1 dado vegetale biologico
- pepe q.b.
- Lavare bene il cavolfiore, tagliarlo e metterlo in acqua calda. Da quando inizia a bollire lasciar cuocere per 20 minuti.
- Tagliare la salsiccia a pezzi. In una casseruola far scaldare un paio di cucchiai di olio con un pizzico di pepe, aggiungere la salsiccia e far rosolare per qualche minuto.
- Aggiungere il dado e la cipolla. Coprire la pentola e far cuocere un paio di minuti. Infine aggiungere le olive e i cavolfiori, coprire e lasciar cuocere 50 minuti a fuoco basso. Se non dovesse formarsi abbastanza acqua per cuocere il tutto, si può aggiungere un cucchiaio di acqua di cottura dei cavolfiori. a piacere si può aggiungere del pomodoro o della conserva, la versione rossa di questa ricetta è molto apprezzata da queste parti.
Veru says
Ecco, io quando sento le ricette tradizionali ho come un tuffo al cuore: siamo tutti impegnatissimi a creare ricette fantasmagoriche, a fotografarle dentro piatti spettacolari, a cercare la luce migliore (non io, che tutto faccio tranne che belle foto) e troppo spesso ci dimentichiamo che i sapori migliori sono quelli “antichi”, di base. Per me non c’è niente di meglio delle fettuccine con il sugo di mia nonna, non c’è nulla che possa sostituirle ed è proprio come dici tu: sentire quei profumi ti fa sentire di avere una storia alle spalle.
Vera in cucina says
@Veru tu hai capito perfettamente il senso di questo post:) Un abbraccio forte
LaVally says
Oooh Vera che bell’immagine e che buon profumo! Anch’io come voi adoro i vecchi sapori, quelli grezzi, ricchi e poveri allo stesso tempo!
Leggendo questo post mi hai fatto tornare alla memoria profumi ma soprattutto racconti..
grazie Vera!!!
Roberta says
Questa ricetta la ricordo perfettamente, a S. Antioco c’era la variante anche con la fregola sarda e le costine di maiale. Era una vera bonta’
Roberta says
Questa ricetta la ricordo perfettamente, a S. Antioco c’era la variante anche con la 9fregola sarda e le costine di maiale. Era una vera bonta’
Costanza says
Ma che tuffo al cuore questa ricetta carica di storia e di sentimenti. Mi ricorda il piatto che cucinava mia madre… gli anni ’40 tornano alla perfezione. E quindi adesso mi metto all’opera pensando al grande tesoro che il tuo blog sta consegnando a tutte le generazioni. Si chiama cultura, tradizione, passione, sentimento, affetti, memoria e legami profondi. Grazie di cuore
Veruschka says
Grazie Costanza, non sai che regalo, proprio oggi, aver tirato fuori questa ricetta.